Sono attualmente in corso i lavori di restauro di quattro libri liturgici della Biblioteca Generale Carmelitana. Si tratta di corali e antifonari in pergamena, di dimensione atlantica, manoscritti e miniati: quindi, di grande valore per il nostro patrimonio librario.
Vista l’importanza del progetto, siamo andati in visita presso il laboratorio del restauratore Alessandro De Cupis, dove abbiamo potuto osservare le fasi dei lavori, che vi mostriamo in questi scatti.
Oggi vogliamo presentarvi uno dei primi esempi di libri animati, o libri pop-up, in cui ci siamo imbattuti durante l’attività di catalogazione del nostro fondo antico. Si tratta di una cinquecentina, stampata a Lione nel 1567, contenente la Sfera dell’astronomo e matematico Giovanni Sacrobosco, il trattato di astronomia più diffuso nel Medioevo, soprattutto in ambito universitario. Il volume mostra, infatti, numerose illustrazioni tridimensionali raffiguranti il sistema solare, finalizzate a estendere e completare la trattazione dell’autore.
Nell’immagine, estrapolata da una pagina del volume, vedete riprodotta una volvella lunare, uno strumento che permetteva di conoscere la fase, l’età e la costellazione in cui si trovava la Luna. Questa, composta da più dischi cartacei sovrapposti, era fissata alla pagina sottostante attraverso un perno, che permetteva la libera rotazione di ciascun disco intorno all’asse centrale.
Quest’anno, per la prima volta, Archivio e Biblioteca Generali hanno pensato di offrire alle scuole di tutti gli ordini e gradi una proposta didattica, che va dalla visita guidata ai laboratori specifici su documenti e libri antichi.
Tavola rotonda “Missionary Archives and Linguistic-Cultural Interactions”
L’11 luglio 2024 l’Archivio Generale dell’Ordine Carmelitano ha partecipato alla tavola rotonda “Missionary Archives and Linguistic-Cultural Interactions”, prevista all’interno delle giornate di convegno “Mapping and Translating Spaces, Cultures and Languages Experiences Connected to Empires and Missions (1500-1700)”. L’evento, promosso dall’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea – CNR e dal Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali dell’Università Sapienza di Roma, si è svolto presso la sede dell’Istituto Nazionale di Studi Romani sull’Aventino.
I relatori presenti alla tavola rotonda rappresentavano diversi archivi ecclesiastici e hanno presentato il materiale documentario relativo alle missioni religiose all’interno dell’Impero portoghese nella prima età moderna, illustrando alcuni esempi di mediazione linguistica tra i frati provenienti dall’Europa e le comunità indigene del Sud America, dell’Africa e dell’Asia.
Erano presenti: Simona Serci per l’Archivio Generale Ordine Carmelitano; Flavio Belluomini per l’Archivio Storico ‘de Propaganda Fide’; Axel Alt per l’Archivio Generale dei Carmelitani Scalzi; Festo Mkenda, S.J. per l’Archivum Romanun Societatis Iesu; Patrizia Morelli per l’Archivio Ordine Frati Minori Cappuccini; Andrés Gómez Rozo, O.S.A. per l’Archivio generale degli Agostiniani.
Il momento è stato proficuo non solo per gli archivisti, che hanno potuto condividere peculiarità e analogie tra i loro archivi, ma anche per gli studiosi presenti (storici, linguisti, storici dell’arte, antropologi etc.), che hanno molto apprezzato questo percorso virtuale tra le fonti.
Lavori in corso: gli incunaboli della Biblioteca Generale Carmelitana
Siamo lieti di informarvi che la Biblioteca Generale Carmelitana ha da poco avviato il progetto di schedatura dei suoi incunaboli, finalizzato alla redazione del catalogo a stampa, edito da Viella, e inserito nella collana editoriale “Incunaboli”, diretta da Marco Palma.
Il catalogo, la cui importanza risiede anche nel fatto di essere il primo volume della collana a prendere in esame gli incunaboli conservati presso una biblioteca romana, sarà curato da Sara Bischetti, bibliotecaria della Biblioteca Generale Carmelitana, e da Rosa Parlavecchia, docente di Elementi di storia del libro presso l’Università degli Studi di Salerno.
L’iniziativa si inserisce all’interno del più ampio obiettivo volto a valorizzare il patrimonio librario della biblioteca, a partire dalle sue collezioni più antiche, nonché a promuovere e diffondere la conoscenza dell’Ordine carmelitano.
In attesa della pubblicazione del catalogo, i primi risultati del progetto saranno presentati in occasione della Giornata di studi “Descrivere incunaboli”, prevista per l’11 ottobre 2024 presso l’Università di Catania.
con la chiusura estiva dell’Archivio e della Biblioteca Generali lascio il mio lavoro di direttore per intraprendere una nuova missione, dopo nove anni come archivista generale e due anni e mezzo come bibliotecario generale.
È stata per me un’esperienza esaltante di apprendimento, collaborazione e sfide da affrontare. Quando mi fu affidato questo lavoro portavo con me il sogno di fare dell’Archivio e, poi, della Biblioteca dei luoghi di incontro e di scambio di idee, ricerche e progetti. Luoghi in cui le persone si ritrovano in un clima di accoglienza e di amicizia, avendo come ambiente naturale la comunità carmelitana del Centro Internazionale Sant’Alberto. E grazie a un meraviglioso lavoro di squadra questo si è realizzato. Se dovessi, infatti, racchiudere in una parola l’esperienza di questi anni, direi senz’altro che è relazioni.
Abbiamo cercato di curare le relazioni a più livelli. Quello immediato è stato in riferimento al nostro ricco patrimonio archivistico e librario, che abbiamo trattato non tanto come un deposito da vigilare, quanto come la realtà viva di una istituzione, con i suoi ottocento anni di storia, che ancora oggi si racconta e vuole farsi conoscere. Per cui, non solo ci siamo attivati a realizzare o a migliorare i sistemi di conservazione e di ricerca (inventari, cataloghi, digitalizzazioni, restauri), ma ci siamo spesi a promuovere gli studi su questo patrimonio attraverso assegni annuali di ricerca, collaborazioni a progetto e periodi di stage. Consapevoli che il nostro patrimonio appartiene a tutti, ci siamo adoperati nel far conoscere sia quanto abbiamo ereditato sia le nostre iniziative attraverso diversi canali social, convegni, giornate di studio e pubblicazioni. Ci ha infine accompagnati l’altra consapevolezza che il patrimonio dell’Ordine fa parte di un patrimonio culturale molto più ampio e che solo grazie alla collaborazione con altre istituzioni, similari e non, si possono raggiungere obiettivi più efficaci. E così abbiamo stretto relazioni significative con persone ed enti dell’Ordine, anche a livello internazionale, mentre nell’ambito nazionale con la Conferenza Episcopale Italiana, l’Associazione Archivistica Ecclesiastica e con l’Ordine dei Servi di Maria.
Grazie alla ricerca e all’ottenimento di risorse finanziarie dalla CEI, dal Ministero italiano della Cultura e da altri canali, per non parlare dell’imprescindibile contributo dell’Ordine, è stato possibile dare vita a tutto questo. Certamente, c’è ancora tanto da fare, ma ritengo che in questi anni abbiamo tracciato la direzione da seguire e il prossimo che guiderà l’Archivio e la Biblioteca Generali farà ancora molto e meglio. Ringrazio voi lettori che seguite e sostenete le nostre attività e auguro a tutti buone vacanze!
Michele è un archivista free-lance che collabora col nostro Archivio ormai da diversi anni. Ha recentemente ultimato il progetto di riordinamento e inventariazione della Sezione Confraternite: perciò abbiamo pensato di intervistarlo e far conoscere il suo lavoro.
Michele, puoi descriverci brevemente in cosa consiste la Sezione Confraternite?
La sezione Confraternite si compone di 17 buste e 19 registri e volumi. La documentazione copre un arco cronologico che va dal XVI al XX secolo e conserva prevalentemente gli atti relativi all’erezione delle confraternite carmelitane di tutto il mondo.
Lo scopo delle confraternite è di favorire la devozione allo Scapolare ed eventualmente solennizzare, a livello locale, la festa della Madonna del Carmine.
Secondo la tradizione, il rito di imposizione dello scapolare si diffuse in seguito all’apparizione della Vergine a san Simone Stock, priore generale dell’Ordine, che sarebbe avvenuta il 16 luglio 1251. In tale occasione, fu rivelato che chi avesse indossato l’abitino con devozione, sarebbe andato in Paradiso il sabato successivo alla sua morte (il cosiddetto “privilegio sabatino”).
Il bisogno di raccogliere la documentazione relativa alle confraternite nacque quando papa Clemente VIII, con la bolla Quaecumque del 7 dicembre 1604, dispose che le piccole confraternite sparse per il mondo si aggregassero alle arciconfraternite romane, conferendo ai superiori generali e ai vescovi la possibilità di erezione di nuovi sodalizi. Per i carmelitani, le arciconfraternite furono quelle di Santa Maria in Traspontina, di San Martino ai Monti e di San Crisogono.
Per l’erezione di una nuova confraternita, il parroco o la comunità interessata dovevano – e devono tuttora – trasmettere al priore generale oppure al priore provinciale di competenza una supplica o un memoriale, con allegato il consenso del vescovo locale. Verificata la correttezza dei documenti e della procedura, l’Ordine provvede alla spedizione del decreto di erezione agli interessati, registrando tale atto nel registro generale.
Le confraternite possono essere istituite anche per decreto vescovile. Purtroppo, per questo tipo di confraternite, non c’è traccia in Archivio generale, in quanto la Curia diocesana non è tenuta a trasmettere documentazione alcuna alla Curia generalizia dell’Ordine.
In Italia e in Europa le confraternite patirono per le disastrose soppressioni del Settecento e dell’Ottocento. Durante il Novecento ci furono molti tentativi per cercare di dare nuova linfa alla devozione dello scapolare; sembrerebbe che finalmente, con la riscoperta del ruolo del laicato seguita al Concilio Vaticano II, si sia in parte recuperata la dimensione associativa dei secoli passati.
È possibile avere un’idea del numero di confraternite?
Nell’Archivio generale, o nella Sezione Confraternite o nel Commune Ordinis, mi è stato possibile reperire informazioni su oltre 5.500 confraternite. I documenti più antichi riguardano prevalentemente l’Italia e gli altri paesi europei, ma con l’impulso missionario otto-novecentesco, la devozione allo Scapolare ha raggiunto anche i luoghi più remoti della Terra.
Durante la redazione dell’inventario quali soluzioni metodologiche e quali problematiche hai dovuto affrontare?
Nel mio lavoro ho proceduto a tappe: sono partito, infatti, dalla realizzazione di un elenco di consistenza, per rendermi conto del materiale su cui, poi, sarei andato a lavorare più nel dettaglio. Successivamente ho impostato delle tabelle con le quali ho realizzato un inventario sommario, individuando il luogo e l’anno di erezione di ciascuna confraternita. Infine sono passato alla regestazione dettagliata di ciascun documento, carta per carta, fornendo così uno strumento che permette di ricercare informazioni su date, luoghi e persone.
Per ovviare alla mancanza di documentazione per tutto il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, ho ritenuto opportuno procedere allo spoglio dei registri dei priori generali, in cui sono sinteticamente annotate le date di erezione delle confraternite: questo mi ha permesso di ricostruire il numero, la collocazione geografica e cronologica anche di confraternite di cui non si sono conservate le singole richieste di erezione o altra documentazione specifica.
Forse l’unica difficoltà che ho dovuto affrontare è stata la non conoscenza di alcune lingue (come il francese e l’olandese), per cui mi sono dovuto avvalere del supporto di amici e colleghi.
Puoi raccontarci qualche curiosità che hai rilevato nel corso del tuo lavoro?
Tra le prime cose che mi vengono in mente, penso ad una lettera del parroco di Upytė (frazione di Panevėžys, in Lituania), che esattamente 100 anni fa, il 3 luglio 1924, scriveva a Roma per l’erezione della confraternita: purtroppo non si era potuto fare prima, perché sotto il dominio zarista, cessato da pochi anni, erano vietate tutte le confraternite e congregazioni ed i vescovi avevano solo la facoltà, concessa loro dalla Sede Apostolica, di ascrivere i fedeli a tutte le confraternite, senza l’onere della tenuta dei registri degli ascritti.
Penso anche agli stravolgimenti seguiti alla Seconda Guerra Mondiale che hanno portato alla migrazione forzata di interi popoli: mi riferisco a documenti scritti da parroci polacchi in territori dell’attuale Ucraina o da tedeschi nell’attuale Polonia oppure da preti dalmati che si esprimevano in italiano.
Hanno attirato la mia attenzione in special modo i documenti provenienti da territori lontanissimi: ad esempio, nel 1900 furono erette alcune confraternite in Nuova Caledonia e nel 1927 una confraternita nell’attuale Wuhan, in Cina.
Molto interessanti sono anche numerosi assensi firmati da vescovi poi divenuti beati o santi, come il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, o Albino Luciani, vescovo di Vittorio Veneto, poi patriarca di Venezia ed infine papa col nome di Giovanni Paolo I.
Talvolta in convento accadevano eventi divertenti ma incresciosi, che ci sono stati tramandati dai documenti conservati nel nostro archivio.
Il 16 luglio 1639 il priore generale Teodoro Straccio inviava una lettera al padre maestro Francesco Cristofori, priore di Senigallia, esortandolo a risanare una contrasto tra il sacrista del convento, suo confratello, e un gentiluomo della città.
Così scriveva il generale Straccio: “Il signor Annibale Baldassino mi scrive che, stando una sera con suo servitore e con altri cantando sotto la finestra di cotesto padre sagristano, il detto padre li gettò un gran catino d’acqua adosso e, perché il servitore si duolse, dicendo che insolenza era quella, il padre gli tirò un mezzo mattone, con pericolo d’ucciderlo s’il coglieva nella testa. È stato supposto al detto signor Annibale ch’il padre sagristano fece quell’insolenza per comandamento della Paternità Vostra, ma però esso no’l crede. Comonque sia, ella faccia ch’il suddetto padre sagristano dia sodisfattione al detto signore, che così conviene, altrimente il levarò da cotesto convento, né permetta la Paternità Vostra che i suoi religiosi compiano simili insolenze.” [AGOC, II C.O. 1(24), fasc. 8, p. 93]
Non sappiamo come si sia risolta la questione, ma una cosa è certa: per meritarsi la secchiata d’acqua e il mezzo mattone, alla combricola dei cantori doveva proprio mancare l’orecchio musicale!
Disegno di Emanuele Boaga, tratto da: Storielle stracciate, aneddoti curiosi sui religiosi del Seicento dalle lettere di Teodoro Straccio, priore generale dei carmelitani, raccolti e illustrati a cura di JSEB, Roma 1980.
In occasione dell’evento nazionale Archivissima 2024 – Il Festival e la Notte degli Archivi, quest’anno dedicato al tema #Passioni, venerdì 7 giugno 2024 presso il Centro Internazionale Sant’Alberto (Roma), si è svolta la tavola rotonda intitolata: «Aut pati aut mori». La simbologia del cuore nell’iconografia femminile carmelitana.
Mario Alfarano, archivista e bibliotecario generale, ha dialogato con lo storico dell’arte Ruggiero Doronzo e il teologo Charlo Camilleri, sviscerando i significati spirituali e culturali dell’immagine del cuore nella vita e nell’immaginario di alcune mistiche carmelitane dell’età moderna, da santa Teresa d’Avila a santa Maddalena de’ Pazzi, fino alla venerabile pugliese Rosa Maria Serio.
Ci fa piacere condividere con voi alcuni scatti della serata.
Assegno di ricerca intitolato alla memoria di p. Emanuele Boaga 2024
Ricordiamo che la scadenza per la presentazione delle candidature al Bando di ricerca indetto dall’Archivio Generale dei carmelitani (2024, VIII edizione) è fissata improrogabilmente per il giorno 31 luglio 2024. Il plico contenente la domanda di partecipazione e il progetto può essere recapitato tramite posta raccomandata o pec oppure consegnato a mano presso l’Archivio.
Dal 6 al 9 giugno si svolgeranno in tutta Italia le iniziative culturali dell’evento Archivissima 2024 – Il Festival e la Notte degli Archivi, dedicato al tema #Passioni. Per tale occasione l’Archivio e la Biblioteca generali dei carmelitani hanno organizzato una tavola rotonda dal titolo: «Aut pati aut mori». La simbologia del cuore nell’iconografia femminile carmelitana.
Insieme a Ruggiero Doronzo, storico dell’arte, e a Charlo Camilleri, teologo spirituale, dialogheremo sulla simbologia del cuore nella mistica carmelitana femminile dell’età moderna (secc. XVI-XVIII), a partire dalla sua rappresentazione nelle incisioni calcografiche custodite presso l’Archivio Generale dell’Ordine Carmelitano, con speciale riferimento alle figure di santa Teresa d’Avila, di santa Maria Maddalena De’ Pazzi e della venerabile Rosa Maria Serio.
L’evento si svolgerà il 7 giugno 2024, alle ore 18:30, presso il Centro Internazionale Sant’Alberto, in via Sforza Pallavicini 10, Roma.
In occasione delle Giornate di Valorizzazione del Patrimonio culturale ecclesiastico, lo scorso 14 maggio 2024, presso la Biblioteca Generale Carmelitana, sono stati esposti al pubblico gli incunaboli facenti parte del fondo antico della stessa Biblioteca.
Col termine incunaboli – ovvero in culla – ci si riferisce ai libri stampati con la tecnica dei caratteri mobili nella seconda metà del XV secolo: a causa dell’antichità e rarità di questa tipologia di libri, il ritrovamento e la conservazione delle quattrocentine può essere considerato un evento davvero importante. Per tale ragione la collezione della Biblioteca Carmelitana rappresenta una grande ricchezza materiale e culturale, da valorizzare e far conoscere.
Durante la serata del 14 maggio la dottoressa Rosa Parlavecchia ha illustrato alcuni esemplari particolarmente interessanti, ripercorrendo la storia del libro antico e dell’origine della stampa, alla presenza di visitatori attenti e incuriositi.
Ci fa piacere condividere con voi alcuni scatti della serata.
Nella Collezione iconografica dell’Archivio generale dell’Ordine carmelitano si conserva una copia di un disegno caricaturale raffigurante il frate carmelitano Angelo Paoli (1642-1720), il quale fu immortalato davanti al portone del convento romano di San Martino ai Monti, dove era solito distribuire pane ed elemosine ai poveri di Roma. Il Paoli, beatificato nel 2010, era noto per il suo impegno nel sociale, in particolare nell’assistenza agli indigenti e ai malati.
La caricatura, il cui originale è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, all’interno del Codice Ottoboniano Latino 3113, fu eseguita a inchiostro da Pietro Leone Ghezzi (1674-1755), famoso pittore e caricaturista romano, che ritrasse numerosi personaggi pittoreschi della Roma barocca, trasmettendocene una memoria visiva.
Giornate di valorizzazione del Patrimonio culturale ecclesiastico 2024
Nelle giornate dell’11-19 maggio 2024 in tutta Italia si svolgeranno numerose iniziative volte a valorizzare il patrimonio artistico e culturale degli istituti ecclesiastici. Per l’occasione anche l’Archivio e la Biblioteca generali dell’Ordine carmelitano organizzeranno visite guidate per mostrare il materiale documentario e librario ivi conservato. In particolare saranno esposti al pubblico e presentati gli incunaboli facenti parte del fondo antico della Biblioteca.
Nel fondo antico della Biblioteca Generale Carmelitana è conservato un prezioso incunabolo stampato a Venezia il 14 luglio del 1499, contenente la Parthenice secunda o Chatarinaria del noto carmelitano Giovanni Battista Spagnoli, detto il Mantovano (1447-1516), che fu priore generale dell’Ordine dal 1513 al 1516. Il volumetto, di sole 44 carte e di piccole dimensioni, dopo la lettera dedicatoria in apertura, mostra una pagina incipitaria stampata in caratteri romani, con uno spazio bianco, accompagnato da una letterina “di guida” per il miniatore, che in un secondo momento – come accadeva per i coevi libri manoscritti – aggiungeva a mano l’iniziale di testo.
La presenza di numerose annotazioni marginali e interlineari, aggiunte da un possessore cinquecentesco, testimonia l’ampio utilizzo che di questo incunabolo si fece, per finalità di studio e di lettura, in tempi assai vicini alla stampa.
Interessante notare, infine, il rivestimento che caratterizza la legatura, su supporto bianco cartonato ove si legge un testo, in lingua tedesca, stampato in caratteri gotici su due colonne di scrittura.
La musica carmelitana in Polonia e Italia tra XVII e XVIII secolo
Il dottor Marek Bebak è uno storico della musica proveniente dalla Polonia e insegna all’Università Jagellonica di Cracovia. Nell’autunno del 2023 si è aggiudicato il settimo assegno di ricerca dell’Archivio generale dei carmelitani, intitolato alla memoria di p. Emanuele Boaga, e ha avviato un progetto di Musicologia, dal titolo Mapping the Carmelites Musical Culture in Europe in the Seventeenth- and Eighteenth-Century. Preliminary research on the basis of the collection of the General Archive of the Carmelite Order in Roma.
In passato Marek si è già occupato di questa tematica, indagando le fonti archivistiche e bibliografiche carmelitane polacche e realizzando diverse pubblicazioni sul tema. Ora la sua attenzione si è spostata sull’Italia.
In occasione del suo soggiorno a Roma, gli abbiamo rivolto alcune domande:
Puoi descriverci brevemente in cosa consiste il tuo lavoro di ricerca?
Come musicologo, cerco di conoscere l’antica cultura musicale dei carmelitani, soprattutto riguardo ai secoli XVII e XVIII, quando l’Ordine era al suo apice. Facendo riferimento a diverse fonti storiche, cioè manoscritti e stampe musicali, trattati teorici, libri antichi e documentazione d’archivio (cronache, carteggi, resoconti, protocolli), cerco di rispondere alle seguenti domande:
quale tipo di musica è stato ascoltato nelle chiese e monasteri carmelitani? In quali situazioni è stato utilizzato? Chi lo ha eseguito e chi lo ha finanziato? Quali strumenti erano disponibili nelle chiese carmelitane?
Cerco anche di analizzare le opere musicali stesse e di valutare le capacità compositive dei carmelitani nel contesto in cui le hanno create. Preparo inoltre edizioni critiche di opere musicali, per consentire ai musicisti di includere queste composizioni nel loro repertorio concertistico e di registrarle su CD. Esaminare la documentazione di molti conventi e province mi dà una prospettiva più ampia: l’opportunità di confrontare e valutare il livello della cultura musicale in diversi luoghi d’Europa.
Quali istituzioni culturali hai visitato per portare avanti le tue ricerche in Polonia e quali stai consultando e consulterai qui in Italia?
Sia in Polonia che in Italia la situazione delle fonti è complicata e richiede ricerche presso varie istituzioni. Ciò è dovuto principalmente alla difficile storia dell’Europa. Molti materiali archivistici e bibliotecari sono stati distrutti o dispersi a seguito di incendi, inondazioni, guerre, spartizioni e dissoluzione dei beni ecclesiastici nel corso dei secoli XVIII e XIX.
Il punto di partenza del mio lavoro sono i materiali raccolti negli archivi carmelitani, ma molte fonti sono attualmente conservate anche presso archivi e biblioteche statali e diocesane. Le mie ricerche sulla cultura musicale dei carmelitani nella Confederazione polacco-lituana si basano su materiali che attualmente si trovano disseminati tra Polonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina e in parte anche in Germania, Slovacchia e Repubblica Ceca. Ad esempio, nell’Archivio di Stato di Modra (vicino Bratislava), in Slovacchia, ho trovato un manoscritto contenente una composizione del carmelitano di Cracovia Telesfor Wikliński. Questa composizione è stata inclusa nel repertorio della cappella musicale di Piaristi a Podolinec. Abbiamo immortalato questa e altre composizioni del repertorio dei carmelitani polacchi nell’album “Flos Carmeli” del 2023 (disponibile sui servizi streaming, compreso Spotify).
La mia ricerca sulla cultura musicale dei carmelitani in Italia presenta le medesime problematiche: ho iniziato con l’Archivio generale di Roma e nelle fasi successive raggiungerò materiali storici conservati in biblioteche e archivi statali ed ecclesiastici.
Puoi raccontarci qualche curiosità che ti ha particolarmente colpito sui compositori e musicisti carmelitani oggetto del tuo studio?
Diversamente da altre realtà religiose, come quella dei gesuiti, l’Ordine carmelitano non era famoso per la sua cultura musicale: quindi ogni informazione pertinente a questo argomento è per me interessante.
Sono rimasto sorpreso dal fatto che in Italia il numero delle cappelle musicali (vocali-strumentali) fosse inferiore a quello della Polonia: infatti, mi aspettavo che l’organizzazione delle cappelle polacche fosse modellata su quella italiana. Ad esempio: a metà del XVII secolo a Cracovia, nella chiesa carmelitana, esisteva una grande cappella vocale-strumentale, che sapeva eseguire con successo sia composizioni a 1-4, che grandi brani policorali (per 2 o 3 cori); questa cappella comprendeva molti musicisti, sia carmelitani che laici. Purtroppo di essa non è sopravvissuto materiale musicale, ma disponiamo di cataloghi di biblioteca che elencano tutte le opere che i musicisti avevano a disposizione. Per fare un confronto, a Roma, nell’importante chiesa carmelitana di S. Maria in Traspontina, all’epoca erano impiegati solo tre cantori e un organista: è possibile che l’ambiente musicale della liturgia quotidiana fosse più modesto che a Cracovia. Invece, per le feste più grandi (ad esempio la Madonna del Carmine o Sant’Alberto), sempre a S. Maria in Traspontina venivano invitati i musicisti più illustri delle cappelle pontificie della Basilica di S. Pietro o della Basilica Lateranense. Invitare cappelle provenienti da altre chiese era tipico di questo periodo, ma durante la mia ricerca vorrei verificare se i carmelitani avessero proprie cappelle musicali in altre città d’Italia.
Da fonti raccolte presso l’Archivio generale dei carmelitani sappiamo che c’erano molti musicisti in altri centri, ma finora non sono riuscito a riconoscere la loro organizzazione. Ciò non significa, però, che in generale la cultura musicale dei carmelitani in Italia fosse modesta. Abbiamo molte descrizioni di eventi durante i quali furono eseguite meravigliose musiche, composte dagli stessi carmelitani, come ad esempio: Filippo Cristianelli, Giovanni Battista Tonnolini, Giuseppe Scarani, Girolamo Casati, Pietro Colombina, Lorenzo Penna, Elia Vannini. In ogni provincia d’Italia c’era almeno un compositore di cui si sono conservate interessanti opere musicali. Mi auguro che in futuro ne sapremo di più.
Martedì 9 aprile 2024, alle ore 16, presso l’Università di Roma Tre, Dipartimento di Studi Umanistici, sarà presentato il volume Miracula et benefitia. Malattia, taumaturgia e devozione a Licata e in Sicilia nella prima età moderna (Edizioni Carmelitane, 2021), realizzato attraverso ricerche d’archivio.
Dialogheranno con l’autore i professori Paolo Broggio, Maria Chiara Giorda e Carla Noce, dell’Università di Roma Tre. L’evento sarà introdotto da Giovanna Brizi, postulatrice generale dell’Ordine carmelitano.
Come ogni anno, l’Archivio Generale dell’Ordine Carmelitano ha indetto una selezione per il conferimento di un assegno di ricerca, intitolato alla memoria di p. Emanuele Boaga, che fu archivista generale dell’Ordine per circa trent’anni.
I progetti devono essere incentrati su ricerche storiche, religiose, filologiche o archivistiche, partendo dall’analisi del patrimonio documentario conservato nel nostro Archivio. L’obiettivo è quello di produrre un elaborato scientifico sulla base degli studi effettuati (articolo, monografia, edizione di fonti, inventariazione ecc.), di cui si valuterà la pubblicazione con Edizioni Carmelitane.
La scadenza per l’invio delle candidature è prevista per il 31 luglio 2024.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda al bando:
Il beato Giovanni Battista Spagnoli, detto il Mantovano (1447-1516), umanista e poeta carmelitano, guidò per un lungo periodo la Riforma Mantovana, divenendo poi, nel 1513, priore generale dell’Ordine. Nella lettera autografa del 28 agosto 1514, che qui vi mostriamo, il Mantovano scriveva a Nicolò Audet (1481-1562), divenuto provinciale di Terra Santa, ordinandogli di recarsi a Cipro, sede della suddetta provincia, per prenderne possesso. L’Audet, infatti, ritardava il proprio trasferimento da Venezia, dove aveva risieduto fino a quel momento. Si tratta di una corrispondenza tra due personalità di spicco della storia carmelitana: un generale in attività, il Mantovano, e un futuro generale, l’Audet, che dieci anni più tardi sarebbe stato eletto anche lui a capo dell’Ordine.
Inoltre la lettera è anche una reliquia, poiché sottoscritta di proprio pugno dal beato Mantovano.
Vista la sua importanza, il documento è stato restaurato nel 2018 dalla dottoressa Eulalia Ramos, che lo ha reso nuovamente leggibile e consultabile.
L’Archivio Generale ha partecipato con un panel alla VII edizione dei “Cantieri dell’agiografia”, promossa dall’Associazione italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia (AISSCA). Il convegno si è svolto a Roma dal 24 al 26 gennaio 2024.
Il tema del panel era: “Parole e immagini. La vita delle mistiche carmelitane del Sei-Settecento”. Sono state presentate tre relazioni: “Le terziarie carmelitane attraverso le incisioni del XVII e XVIII secolo” di Ruggiero Doronzo (Università di Bari), “La figura della terziaria Anna Geltrude Picca da Velletri attraverso le parole del carmelitano Giuseppe Bartoli” di Anna Abdelhamid Serra (Institutum Carmelitanum) e “I racconti agiografici su Rosa Maria Serio nelle prime testimonianze delle consorelle” di Mario Alfarano, ocarm. (direttore dell’Archivio e della Biblioteca Generali).
I relatori hanno presentato le ricerche che hanno svolto o che stanno ancora conducendo presso il nostro Archivio.
Nei depositi della Biblioteca generale carmelitana si conserva attualmente una trentina di manoscritti liturgici, costituita da antifonari, corali, graduali e messali, finalizzati alla celebrazione eucaristica. Questi giganteschi volumi provengono dagli antichi fondi librari della collezione di Santa Maria in Traspontina e risalgono ai secoli XVII-XIX.
Quello che vi mostriamo oggi è un graduale carmelitano del 1708, redatto su pergamena, che presenta in apertura una elegante antiporta, decorata con elementi floreali policromi, e una pagina incipitaria caratterizzata da notazione musicale e un tetragramma in inchiostro rosso, accompagnati da sintetiche rubriche in una manierata e solenne scrittura gotica [foto 1].
Le dimensioni “atlantiche” di questi volumi e l’ampio utilizzo che di essi si faceva hanno reso necessarie una maggiore robustezza e solidità della compagine strutturale, mediante l’aggiunta di elementi metallici, quali borchie chiodate e cantonali, sui piatti della legatura, che rendono anche più agevole il loro posizionamento in orizzontale sugli scaffali. Tuttavia, come per la maggior parte di essi, anche per questo prezioso graduale l’usura del tempo è particolarmente evidente sul dorso, oggi privo di copertura e con cucitura a vista [foto 2].
Proprio in virtù di una loro migliore conservazione, nei prossimi mesi alcuni di questi libri liturgici saranno oggetto di specifici interventi di restauro, finalizzati anche a una più ampia e incisiva valorizzazione, in vista di studi e ricerche future da parte di un’utenza specialistica.
La nuova Sala del Patrimonio Carmelitano a Middletown
La Provincia carmelitana americana di Sant’Elia (New York) ha allestito la nuova Sala del Patrimonio Carmelitano presso il santuario nazionale di Nostra Signora del Monte Carmelo, a Middletown, nello stato di New York.
Si tratta di un piccolo museo, in cui i visitatori potranno leggere documenti storici provenienti dall’Archivio provinciale e libri antichi, nonché ammirare opere d’arte e oggetti religiosi, ripercorrendo la storia della Provincia SEL, incominciata nel lontano 1889 a Manhattan.
Attualmente una delle vetrine ospita una mostra su san Tito Brandsma, martire dei campi di concentramento nazisti, canonizzato nel 2022, ma le esposizioni a tema di alcune vetrine cambieranno ogni due mesi, in modo da mostrare aspetti diversi della storia del Carmelo e della sua comunità negli Stati Uniti d’America.
La prima edizione dell’Assegno di ricerca indetto dalla Biblioteca Generale Carmelitana è stata vinta dalla dottoressa Rosa Parlavecchia, la quale svolgerà uno studio intitolato Ricostruzione della Biblioteca della Traspontina a partire dalle note di possesso presenti sui manoscritti e libri antichi della Biblioteca Generale Carmelitana.
Ci auguriamo che questo lavoro possa essere un’occasione per riportare alla luce la ricchezza del patrimonio librario del convento di Traspontina, che in antico era sede di uno dei più importanti luoghi di studio e formazione carmelitana.
Tra i tesori del nostro archivio abbiamo ritrovato l’antica ricetta dello spiritum carmeliticum, così come ideata da un certo padre Bernardo, presumibilmente sul finire del secolo XVIII. Di padre Bernardo non conosciamo né il cognome né il convento di appartenenza, ma sicuramente il suo amaro dovette essere molto apprezzato se la sua ricetta arrivò fino alla Curia generalizia dei carmelitani.
Per poterla riprodurre, procuratevi alcol purissimo di vino, erbe di melissa, salvia e timo – con la raccomandazione che non siano essiccate, ma freschissime, colte durante la stagione della loro fioritura -, buccia di arancio, fiori di rosmarino, aromi di carciofo, cannella, noce moscata, inoltre semi di coriandolo, di anice e di ortica. Fate macerare il tutto per almeno due giorni, rimescolando di tanto in tanto, poi distillate e bevete… ma con moderazione!
Giovedì 18 gennaio 2024, presso il Centro Internazionale Sant’Alberto (Roma), è stato presentato il volume L’attività di padre Serafino Maria Potenza (1697-1763) attraverso i documenti d’Archivio, di Simona Durante, pubblicato da Edizioni Carmelitane (vedi ABiGOC20/2023).
Alla presentazione sono intervenuti padre Vincenzo Criscuolo, ofmcap, già relatore generale del Dicastero delle Cause dei Santi, il professor Luca Carboni, dell’Archivio Apostolico Vaticano, e l’autrice. Tra i numerosi partecipanti erano presenti il segretario monsignor Fabio Fabene, il sottosegretario Bogusław Stanisław Turek e altri membri del Dicastero.
Ci fa piacere condividere con voi alcuni scatti della serata.
Giovedì 18 gennaio 2024, alle ore 18, presso il Centro Internazionale Sant’Alberto (Roma), sarà presentato il volume L’attività di padre Serafino Maria Potenza (1697-1763) attraverso i documenti d’Archivio, di Simona Durante, pubblicato da Edizioni Carmelitane.
In occasione di questa presentazione abbiamo intervistato l’Autrice:
Simona, sappiamo che lavori come archivista presso il Dicastero delle Cause dei Santi e che conosci approfonditamente le dinamiche dei processi di beatificazione e canonizzazione nel corso dei secoli, all’interno delle quali si ascrive l’attività del padre Serafino Maria Potenza. Potresti descriverci quale fu l’importanza di questo personaggio per l’Ordine carmelitano e per lo studio della santità in generale?
«L’importanza di padre Serafino Maria Potenza per l’Ordine carmelitano si riflette in molteplici aspetti. 1) Nell’aver promosso, con competenza giuridica e storico-archivistica, la candidatura di diversi suoi confratelli e consorelle agli onori degli altari, durante la sua attività di postulatore generale. 2) Nell’aver dedicato la sua vita alla raccolta di documenti relativi alla storia dell’Ordine, dei vari conventi a esso appartenenti, nonché di quei carmelitani che più di tutti si erano distinti per fama di santità, con una particolare attenzione alle sue consorelle religiose. 3) Nell’aver profuso tutto il suo impegno nella direzione spirituale di chi a lui si affidava per camminare sulla via della fede.»
Dalla lettura del tuo volume si percepisce la grande mole di materiale documentario che hai dovuto visionare. Quali archivi sono stati consultati?
«La maggior parte delle ricerche sono state svolte presso l’Archivio generale dei carmelitani e quello corrente della Postulazione generale dei carmelitani. Ruolo determinante ha avuto anche l’Archivio del Dicastero delle Cause dei Santi. Per la corrispondenza tra Potenza e il suo confratello padre Ferdinando Salvi, prezioso è stato l’Archivio della Biblioteca d’arte e di storia di San Giorgio in Poggiale (Bologna) e l’Archivio generale delle carmelitane delle Grazie di Bologna. Si sono poi consultati l’Archivio del Conservatorio della SS. Concezione di Roma, quello del Dicastero per la Dottrina della Fede, l’Archivio conventuale dei Santi Silvestro e Martino ai Monti di Roma, l’Archivio storico dell’Accademia dell’Arcadia, l’Archivio della Certosa di Trisulti e l’Archivio di Stato di Napoli.»
Nella lettura dei documenti c’è qualche curiosità che ti ha particolarmente colpito?
«Certamente hanno attirato la mia attenzione i “Quinterni” dedicati alla direzione spirituale delle sue penitenti. Da essi si evince uno spaccato della società di allora, con particolare riferimento alle pratiche di penitenza e “discipline” che le stesse figlie spirituali, a volte, si infliggevano per espiare i peccati. Mi hanno poi colpito le lettere tra padre Serafino e padre Salvatore Pagnani di Capua, suo confratello; inoltre le note circa la quotidianità dei sovrani di Napoli e Sicilia, Amalia di Sassonia e Carlo di Borbone, e la loro relazione con il “Ritiro” capuano di religiose carmelitane.»
Per approfondimenti e acquisto della pubblicazione, si rimanda al sito di Edizioni Carmelitane:
Tra i libri antichi della Biblioteca Generale Carmelitana si conserva un prezioso volume parigino del 1528, che contiene la prima edizione a stampa del trattato latino Summa de haeresibus et earum confutationibus del carmelitano Guy de Perpignan (1270-1342), altrimenti noto anche con il nome di Guido Terreni.
La cinquecentina mostra un interessante frontespizio, racchiuso in una elegante cornice architettonica, all’interno della quale si osservano, oltre al nome dell’autore e all’opera trasmessa, anche la marca tipografica dello stampatore fiammingo Jodocus BadiusAscensius. La marca rappresenta la bottega di un antico tipografo con tre persone al lavoro, accanto ad un torchio ligneo: il “tiratore” al centro, nel momento in cui aziona la barra per premere la platina sul foglio da stampare; il “rullatore” sulla sinistra, addetto ad inchiostrare le pagine di caratteri mobili; il “compositore” a destra, incaricato di comporre i testi allineando sul compositoio i caratteri mobili prelevati dalla cassa tipografica. In primo piano si notano, inoltre, due risme di fogli, una ancora bianca e una già stampata.
[Foto 1]
Il volume, finemente decorato con capilettera xilografici che scandiscono le partizioni testuali, è corredato da numerose postille di mani coeve che ne testimoniano l’ampio utilizzo in tempi prossimi alla stampa.
[Foto 2]
Inoltre, la nota di possesso che si legge sul frontespizio [Foto 1], anch’essa ascrivibile al XVI secolo, riconduce la cinquecentina all’antica biblioteca di Santa Maria in Traspontina, dalla quale proviene la maggior parte dei libri antichi ora conservati presso la Biblioteca Generale Carmelitana.