Continuiamo la formazione degli archivisti con un nuovo corso, che si terrà presso l’Aula Magna della Pontificia Facoltà Marianum, a Roma, nei giorni 22-24 giugno c.a.
Mentre l’anno scorso abbiamo affrontato argomenti inerenti all’archivio corrente, quest’anno abbiamo pensato di presentare l’archivio storico nelle sue varie sfaccettature, dalla sua formazione alla gestione e valorizzazione del patrimonio documentario.
Queste iniziative didattiche nascono dalla collaborazione degli Archivi Generali dei servi di Maria e dei carmelitani e sono aperte non solo a coloro che lavorano nel settore, ma a chiunque fosse interessato alla materia.
In allegato troverete il depliant col programma e le modalità di iscrizione.
Cronaca delle visite all’Archivio e alla Biblioteca Generali dell’Ordine dei Carmelitani
Vorremmo raccontarvi le visite guidate del 19 maggio 2023, che si sono tenute presso l’Archivio e la Biblioteca Generali dei Carmelitani in occasione delle Giornate di valorizzazione del patrimonio ecclesiastico. I tre turni di visite hanno visto la partecipazione di una cinquantina di persone, tra dipendenti della Curia generalizia dei Carmelitani, professionisti del settore, studiosi e visitatori incuriositi, che si sono avvicinati vedendo il portone della Biblioteca aperto dopo quarant’anni.
Il tour è cominciato con un’introduzione sulla storia e l’organizzazione dell’Archivio e della Biblioteca da parte di p. Mario Alfarano; successivamente Sara Bischetti ha illustrato il patrimonio librario e gli strumenti di ricerca, mostrando alcuni esemplari più antichi qui conservati, tra cui incunaboli e cinquecentine. I visitatori hanno poi potuto percorrere i tre piani di scaffalature della Biblioteca, arrivando al livello in cui è ubicato l’Archivio: qui Simona Serci ha raccontato loro la storia e l’evoluzione dell’Ordine attraverso l’esposizione di bolle e brevi pontifici, capitoli generali e provinciali, documentazione del convento della Traspontina e del Collegio internazionale Sant’Alberto, terminando il percorso nel deposito ove è conservata la sezione documentaria della Postulazione generale, con i processi delle cause dei santi e beati carmelitani.
Le visite si sono concluse con la benedizione della Biblioteca da parte di p. Tadeusz Popiela, priore del CISA, per inaugurare la nuova apertura al pubblico, e con un rinfresco, accompagnato dalla musica al pianoforte di Loredana Birocci, che è diventato occasione d’incontro e di condivisione.
Siamo lieti di mostrarvi alcuni scatti fotografici della giornata e, grati a tutti per la calorosa partecipazione e per l’interesse dimostrati, ci auguriamo di poter replicare in futuro con altrettanto successo.
Oggi siamo lieti di presentarvi il libro di Marco Papasidero: Miracula et benefitia. Malattia, taumaturgia e devozione a Licata e in Sicilia nella prima età moderna, pubblicato da Edizioni Carmelitane nel 2021. Per conoscere più da vicino questo lavoro abbiamo rivolto all’autore tre domande.
Sappiamo che ti occupi di Storia del Cristianesimo e che le tue ricerche riguardano, in particolare, l’agiografia, il culto dei santi e delle reliquie. Anche nel presente volume hai approfondito tali tematiche: vuoi raccontarci brevemente di cosa tratta?
Il volume contiene l’edizione critica del processo in partibus, svoltosi in sede diocesana tra il 1625 e il 1627, per raccogliere le testimonianze dei miracoli e delle grazie attribuite dagli abitanti di Licata all’intercessione di sant’Angelo carmelitano, martire, morto nel 1220 secondo la tradizione agiografica. Il volume include, prima del testo critico, una dettagliata analisi, che si focalizza principalmente sugli aspetti culturali e sociali: dai miracoli alle pratiche di guarigione, tramite l’acqua della fonte sgorgata nel punto del martirio, passando per le reliquie e le processioni.
Come è stata condotta l’edizione del testo e su quali testimoni?
L’edizione critica si è basata su due testimoni, copie degli originali non più rintracciabili. La prima copia, utilizzata come testo base, è custodita presso l’Archivio Generale dei Carmelitani ed è stata realizzata dallo stesso notaio che ha redatto gli originali, Iacopo Murci; la seconda è invece custodita presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari. L’edizione è stata condotta adottando un criterio conservativo rispetto al primo esemplare, dando conto delle varianti sostanziali, presenti in numero abbastanza esiguo nel secondo esemplare. Il testo contiene alcune parti in latino e le deposizioni in italiano e siciliano, che restituiscono quasi la viva voce dei testimoni.
Leggendo gli atti del processo sui miracoli di sant’Angelo, quali sono state le curiosità o gli aspetti insoliti che ti hanno colpito di più?
Come detto, gli atti di questa inchiesta sono ricchissimi di informazioni. Tra gli aspetti più interessanti ci sono quelli sociali, storico-medici e storico-culturali. Il testo descrive, ad esempio, la processione con le reliquie che veniva svolta in occasione della festa di maggio, ma anche la devozione dei Licatesi nel portare le pietre per l’ampliamento della chiesa, dopo la pestilenza del 1625, la cui cessazione era stata attribuita all’intercessione del santo. Un particolare che potremmo definire curioso è quello di un uomo del luogo, tale Antonino Morinello, di cui viene riportato anche il soprannome, “Peduzzo”, attribuitogli per il fatto che «caminava zoppo et era con tal defecto nato». Al di là dell’episodio di guarigione, che è comunque interessante, colpisce la restituzione di una realtà sociale in cui il soprannome conservava – e in parte conserva ancora – tutta la sua forza espressiva e descrittiva. Un’altra curiosità è costituita dal racconto di un tentato femminicidio, descritto da più testimoni e dalla stessa interessata, Antoninella Caruso, una donna che, mentre si recava in chiesa per venerare l’urna con le reliquie, esposta per la festa di maggio, venne assalita da un uomo che tentò di ucciderla, avendola scambiata, dicono i testimoni, per la moglie.
In occasione di Archivissima 2023, il 9 giugno, presso l’Archivio e la Biblioteca Generali dell’Ordine dei Carmelitani, verranno presentati alcuni esempi di diari di viaggio le cui edizioni sono basate sui manoscritti conservati in Archivio.
Tavola rotonda
I racconti di viaggio nei diari dei Carmelitani del Seicento
Intervengono:
Flavia Di Giampaolo (Institutum Carmelitanum), Il diario di Giovanni Antonio Filippini
Cristiano Garcia Dias Barbosa (Provincia di Pernambuco), Il Diario romano di Ludovico Perez
Glen Attard (Università di Malta), Il viaggio della croce di Jan Pascha
Modera:
Sara Bischetti (Biblioteca Generale Carmelitana)
Ore 18:30, c/o Centro Internazionale Sant’Alberto, Via Sforza Pallavicini 10, Roma
Dai depositi librari della Biblioteca Generale Carmelitana, è di recente venuto alla luce un elegante incunabolo stampato a Brescia il 13 settembre 1495, presso il tipografo e librario Bernardino Misinta, attivo dal 1490 al 1509, tra Lombardia e Veneto.
Il volume contiene la traduzione latina, effettuata dal veneziano Girolamo Donati (1456-1511), dell’opera De anima del filosofo greco e commentatore aristotelico Alessandro di Afrodisia (secc. II-III).
L’incunabolo – dal latino incunabulum, ovvero in culla, per indicare i primi libri stampati entro il XV secolo –, non mostra ancora il tipico frontespizio che subentrerà solo a partire dal 1500 in poi, ma una carta d’incipit del tutto similare a quelle presenti nei coevi codici manoscritti, con iniziale incipitaria rubricata, di modulo maggiore, su sfondo floreale, eseguita con tecnica xilografica [foto 1]. A corredo del testo è visibile, inoltre, un fregio vegetale, inserito manualmente, che si dipana su tre lati della pagina, ad eccezione del margine inferiore, dove si distinguono tre timbri, tra cui quello della Biblioteca Carmelitana [foto 1].
Come di consueto per i primi libri a stampa, il carattere tipografico utilizzato (il cosiddetto “carattere romano”) riproduce le sembianze della scrittura umanistica adoperata nei codici quattrocenteschi.
L’influsso dei libri manoscritti è visibile anche all’interno del volume, ove sono presenti spazi bianchi riservati alla decorazione, accompagnati da “letterine guida”, in corrispondenza delle iniziali maggiori di testo, che dovevano essere stampate in un secondo momento rispetto al testo [foto 2].
Sull’ultima pagina dell’esemplare è presente il colophon, dove vengono riportati i dati relativi alla stampa, come il nome del tipografo, la data e il luogo [foto 3].
Infine, poiché all’epoca i libri erano conservati in orizzontale, sul taglio inferiore erano aggiunti a mano il nome dell’autore e il titolo dell’opera [foto 4].
II 19 maggio 2023, in occasione delle Giornate di Valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico, l’Archivio e la Biblioteca Generali dell’Ordine dei Carmelitani, siti presso il Centro Internazionale Sant’Alberto (CISA) di Roma, in via Sforza Pallavicini 10, apriranno le loro porte al pubblico per una giornata all’insegna dell’accessibilità e della valorizzazione.
A tal fine, sono previste due visite guidate volte alla conoscenza della storia dei due istituti culturali e del patrimonio archivistico e librario ivi conservato: la prima alle ore 17:00, la seconda alle ore 19:00 (in questo caso con rinfresco e intermezzo musicale).
Durante le visite si potranno ammirare manoscritti e pergamene medievali, incunaboli e cinquecentine presenti in Archivio e in Biblioteca.
Le Edizioni Carmelitane hanno recentemente pubblicato il libro di Ruggiero Doronzo: Iconografia carmelitana al femminile nelle incisioni dell’Archivio Generale dell’Ordine dei Carmelitani di Roma fra Seicento e Settecento. Per conoscere più da vicino questo lavoro, abbiamo rivolto tre domande all’autore.
Sappiamo che ti occupi di storia dell’arte pugliese e che hai tenuto un corso sull’argomento all’Università di Bari e pubblicato diversi saggi e monografie su pittura e scultura dell’Italia meridionale in epoca moderna. Come nasce l’idea di questo volume sull’iconografia carmelitana?
Questo libro è il risultato di una ricerca commissionata dall’Archivio Generale dei Carmelitani dal titolo: Incisori e pittori per la Vergine del Carmelo, sante e venerabili dell’Ordine carmelitano. Il caso di suor Isabella Piccini, Sebastiano Conca e altri artisti attivi fra la seconda metà del Seicento e i primi del Settecento. Se inizialmente lo studio avrebbe dovuto riguardare gli esemplari incisi da poche personalità artistiche, man mano che si avanzava nella ricerca si continuavano a fare nuove scoperte, alcune apparentemente insignificanti, altre straordinariamente importanti così da fornire la possibilità di allargare l’analisi iconografica e iconologica a tutte le incisioni raffiguranti i soggetti femminili dell’Ordine del Carmelo.
Il libro che abbiamo tra le mani è un vero e proprio catalogo. Come hai pensato di impostarlo?
Per agevolare la consultazione del lavoro, il criterio adoperato nell’impostazione del volume tiene conto del soggetto e della cronologia della stampa. Si tratta di stampe di traduzione o d’aprés, realizzate su un modello di partenza, che quasi sempre era un dipinto, e di stampe di ‘riproduzione’ derivate unicamente dai disegni. Quando si andavano ad apporre le firme in calce alla stampa, quella dell’autore dell’invenzione veniva messa sulla sinistra, secondo un ordine gerarchico e in una posizione migliore, mentre la firma dell’incisore a destra. I termini pinxit, invenit e delineavit indicano così l’autore dell’originale e responsabile intellettuale e creativo del soggetto effigiato, mentre facit e sculpsit si riferiscono all’incisore. Di ogni incisione, infatti, vengono indicati il nome del disegnatore o del pittore, quello del bulinista, il soggetto, la tecnica, le misure, eventuali iscrizioni, il numero attuale di inventario e la bibliografia di riferimento, se è già edita. Segue l’esame iconografico e iconologico dell’immagine e si è creduto opportuno stilare anche un profilo biografico del disegnatore e del bulinista, il loro ambito di riferimento, nonché offrire alcune indicazioni sul committente là dove sia segnalato.
I soggetti rappresentati riguardano la Madonna del Carmine, le grandi sante Teresa d’Avila e Maria Maddalena de’ Pazzi e ventitré tra beate e venerabili. Quali autori e incisioni ti hanno colpito di più?
In base all’analisi filologica, risulta che le stampe furono eseguite da incisori attivi in Italia, nelle Fiandre, in Spagna, in Baviera e in Polonia, cui si aggiungono alcune firmate da autori sfuggiti ai maggiori repertori o altre anonime, ma che pongono interessanti interrogativi sia per l’identificazione che per la loro collocazione nel corso della storia dell’incisione. Mi hanno colpito maggiormente quelle per le quali sono riuscito a rinvenire il modello di partenza, come per esempio è successo con un’incisione di Leonardo Germo raffigurante la Vergine del Carmelo che appare ad Antonio Chiavassa o quella di Gaetano Bianchi che riproduce un dipinto della Vergine conservato nel santuario della Madonna delle Grazie a Colletto presso Pinerolo. Trovo di grande bellezza, infine, le incisioni di Abrham van Diepenbeeck, artista fiammingo capace di veicolare messaggi teologici e mariani attraverso immagini disegnate con minuziosa abilità grafica.
I documenti d’archivio e i libri fanno notizia e i luoghi che li conservano (non si direbbe) pullulano di vita. Per questo, l’Archivio e la Biblioteca Generali dei Carmelitani hanno pensato di rendervi partecipi di questa realtà, raccontandovi attraverso una newsletter le storie che custodiscono sui loro scaffali, le iniziative per far conoscere questo mondo nascosto, ma meraviglioso, gli incontri con studiosi, ricercatori, “addetti” al lavoro di archivio e di biblioteca e… tanti curiosi di sapere, toccare, tuffarsi tra le carte.
Allora, benvenuti in ABiGOC! Per iscrivervi alla newsletter dell’Archivio e della Biblioteca Generali dei Carmelitani, potete inoltrarci una richiesta al seguente indirizzo email: abig.ocarm@gmail.com. Saremo lieti di avere suggerimenti e di rispondere a domande.
Ne approfittiamo per inviarvi i nostri migliori auguri di buona Pasqua!