Oggi siamo lieti di presentarvi il libro di Marco Papasidero: Miracula et benefitia. Malattia, taumaturgia e devozione a Licata e in Sicilia nella prima età moderna, pubblicato da Edizioni Carmelitane nel 2021. Per conoscere più da vicino questo lavoro abbiamo rivolto all’autore tre domande.

Sappiamo che ti occupi di Storia del Cristianesimo e che le tue ricerche riguardano, in particolare, l’agiografia, il culto dei santi e delle reliquie. Anche nel presente volume hai approfondito tali tematiche: vuoi raccontarci brevemente di cosa tratta?

Il volume contiene l’edizione critica del processo in partibus, svoltosi in sede diocesana tra il 1625 e il 1627, per raccogliere le testimonianze dei miracoli e delle grazie attribuite dagli abitanti di Licata all’intercessione di sant’Angelo carmelitano, martire, morto nel 1220 secondo la tradizione agiografica. Il volume include, prima del testo critico, una dettagliata analisi, che si focalizza principalmente sugli aspetti culturali e sociali: dai miracoli alle pratiche di guarigione, tramite l’acqua della fonte sgorgata nel punto del martirio, passando per le reliquie e le processioni.

Come è stata condotta l’edizione del testo e su quali testimoni? 

L’edizione critica si è basata su due testimoni, copie degli originali non più rintracciabili. La prima copia, utilizzata come testo base, è custodita presso l’Archivio Generale dei Carmelitani ed è stata realizzata dallo stesso notaio che ha redatto gli originali, Iacopo Murci; la seconda è invece custodita presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari. L’edizione è stata condotta adottando un criterio conservativo rispetto al primo esemplare, dando conto delle varianti sostanziali, presenti in numero abbastanza esiguo nel secondo esemplare. Il testo contiene alcune parti in latino e le deposizioni in italiano e siciliano, che restituiscono quasi la viva voce dei testimoni.

Leggendo gli atti del processo sui miracoli di sant’Angelo, quali sono state le curiosità o gli aspetti insoliti che ti hanno colpito di più?

Come detto, gli atti di questa inchiesta sono ricchissimi di informazioni. Tra gli aspetti più interessanti ci sono quelli sociali, storico-medici e storico-culturali. Il testo descrive, ad esempio, la processione con le reliquie che veniva svolta in occasione della festa di maggio, ma anche la devozione dei Licatesi nel portare le pietre per l’ampliamento della chiesa, dopo la pestilenza del 1625, la cui cessazione era stata attribuita all’intercessione del santo. Un particolare che potremmo definire curioso è quello di un uomo del luogo, tale Antonino Morinello, di cui viene riportato anche il soprannome, “Peduzzo”, attribuitogli per il fatto che «caminava zoppo et era con tal defecto nato». Al di là dell’episodio di guarigione, che è comunque interessante, colpisce la restituzione di una realtà sociale in cui il soprannome conservava – e in parte conserva ancora – tutta la sua forza espressiva e descrittiva. Un’altra curiosità è costituita dal racconto di un tentato femminicidio, descritto da più testimoni e dalla stessa interessata, Antoninella Caruso, una donna che, mentre si recava in chiesa per venerare l’urna con le reliquie, esposta per la festa di maggio, venne assalita da un uomo che tentò di ucciderla, avendola scambiata, dicono i testimoni, per la moglie.

Le Edizioni Carmelitane hanno recentemente pubblicato il libro di Ruggiero Doronzo: Iconografia carmelitana al femminile nelle incisioni dell’Archivio Generale dell’Ordine dei Carmelitani di Roma fra Seicento e Settecento. Per conoscere più da vicino questo lavoro, abbiamo rivolto tre domande all’autore.

Sappiamo che ti occupi di storia dell’arte pugliese e che hai tenuto un corso sull’argomento all’Università di Bari e pubblicato diversi saggi e monografie su pittura e scultura dell’Italia meridionale in epoca moderna. Come nasce l’idea di questo volume sull’iconografia carmelitana?

Questo libro è il risultato di una ricerca commissionata dall’Archivio Generale dei Carmelitani dal titolo: Incisori e pittori per la Vergine del Carmelo, sante e venerabili dell’Ordine carmelitano. Il caso di suor Isabella Piccini, Sebastiano Conca e altri artisti attivi fra la seconda metà del Seicento e i primi del Settecento. Se inizialmente lo studio avrebbe dovuto riguardare gli esemplari incisi da poche personalità artistiche, man mano che si avanzava nella ricerca si continuavano a fare nuove scoperte, alcune apparentemente insignificanti, altre straordinariamente importanti così da fornire la possibilità di allargare l’analisi iconografica e iconologica a tutte le incisioni raffiguranti i soggetti femminili dell’Ordine del Carmelo. 

Il libro che abbiamo tra le mani è un vero e proprio catalogo. Come hai pensato di impostarlo?

Per agevolare la consultazione del lavoro, il criterio adoperato nell’impostazione del volume tiene conto del soggetto e della cronologia della stampa. Si tratta di stampe di traduzione o d’aprés, realizzate su un modello di partenza, che quasi sempre era un dipinto, e di stampe di ‘riproduzione’ derivate unicamente dai disegni. Quando si andavano ad apporre le firme in calce alla stampa, quella dell’autore dell’invenzione veniva messa sulla sinistra, secondo un ordine gerarchico e in una posizione migliore, mentre la firma dell’incisore a destra. I termini pinxitinvenit e delineavit indicano così l’autore dell’originale e responsabile intellettuale e creativo del soggetto effigiato, mentre facit e sculpsit si riferiscono all’incisore. Di ogni incisione, infatti, vengono indicati il nome del disegnatore o del pittore, quello del bulinista, il soggetto, la tecnica, le misure, eventuali iscrizioni, il numero attuale di inventario e la bibliografia di riferimento, se è già edita. Segue l’esame iconografico e iconologico dell’immagine e si è creduto opportuno stilare anche un profilo biografico del disegnatore e del bulinista, il loro ambito di riferimento, nonché offrire alcune indicazioni sul committente là dove sia segnalato.

I soggetti rappresentati riguardano la Madonna del Carmine, le grandi sante Teresa d’Avila e Maria Maddalena de’ Pazzi e ventitré tra beate e venerabili. Quali autori e incisioni ti hanno colpito di più?

In base all’analisi filologica, risulta che le stampe furono eseguite da incisori attivi in Italia, nelle Fiandre, in Spagna, in Baviera e in Polonia, cui si aggiungono alcune firmate da autori sfuggiti ai maggiori repertori o altre anonime, ma che pongono interessanti interrogativi sia per l’identificazione che per la loro collocazione nel corso della storia dell’incisione. Mi hanno colpito maggiormente quelle per le quali sono riuscito a rinvenire il modello di partenza, come per esempio è successo con un’incisione di Leonardo Germo raffigurante la Vergine del Carmelo che appare ad Antonio Chiavassa o quella di Gaetano Bianchi che riproduce un dipinto della Vergine conservato nel santuario della Madonna delle Grazie a Colletto presso Pinerolo. Trovo di grande bellezza, infine, le incisioni di Abrham van Diepenbeeck, artista fiammingo capace di veicolare messaggi teologici e mariani attraverso immagini disegnate con minuziosa abilità grafica.

Il 12 novembre 2022 avrà luogo presso il convento di Santa Maria in Traspontina (Roma) una giornata di studi sul beato Angelo Paoli (1642-1720), carmelitano dell’antica osservanza, che fu attivo presso l’Ospedale di San Giovanni in Laterano e fondò, nelle sue vicinanze, un convalescenziario destinato all’accoglienza dei poveri appena dimessi dall’Ospedale. Per il suo impegno Angelo Paoli appare ancora oggi come uno dei grandi della carità nella Roma barocca, distinguendosi per l’impegno sociale nei confronti di indigenti e malati.

Il convegno, promosso dall’Archivio Generale e dalla Postulazione Generale dei Carmelitani, metterà in evidenza alcuni aspetti ancora poco conosciuti della vita e dell’opera socio-assistenziale del Paoli, dando spazio alle ultime ricerche archivistiche condotte intorno alla sua figura.

Vi aspettiamo numerosi!

1200px-San_Ángelo,_de_Antonio_de_Pereda_y_Salgado_(Museo_del_Prado)CONVEGNO STUDI, Licata 15 maggio 2021

L’Ottavo Centenario del martirio di sant’Angelo (1220-2020), uno dei primi santi dell’Ordine Carmelitano insieme a sant’Alberto degli Abbati (†1307), rappresenta un’importante occasione per riscoprirne e valorizzarne la figura. Per questo motivo, la Postulazione Generale e l’Archivio Generale dell’Ordine Carmelitano hanno deciso di organizzare un convegno scientifico, finalizzato a riflettere e ulteriormente approfondire lo studio del Santo, dal punto di vista storico, agiografico e iconografico.
Sant’Angelo, infatti, è annoverato quale pater Ordinis dall’Ordine Carmelitano e il suo ruolo, sia sul piano simbolico che iconografico, è centrale fin dal tardo Medioevo, in cui compare in raffigurazioni e opere agiografiche e spirituali. Il convegno sarà l’occasione per riportare al centro dell’attenzione degli studiosi una figura tanto rilevante quanto non ancora oggetto di uno specifico e sistematico approfondimento scientifico.

I contributi proposti potranno prendere in esame, tra gli altri, i seguenti temi:
1) storia e ricezione della sua figura nell’Ordine Carmelitano attraverso i secoli;
2) iconografia e aspetti storico-artistici;
3) aspetti liturgici;
4) testi agiografici, tradizioni letterarie e riferimenti inclusi anche in fonti non carmelitane;
5) storia dell’Ordine Carmelitano in Sicilia nel basso medioevo e con particolare riferimento al contesto storico del Santo;
6) relazione della sua figura con gli altri due grandi fondatori degli ordini mendicanti, san Francesco e san Domenico.

Le proposte di relazione dovranno avere una lunghezza massima di 300 parole ed essere inviate, insieme al proprio profilo bio-bibliografico, all’indirizzo archivio@ocarm.org entro e non oltre il 30 novembre 2020. La comunicazione dei contributi accettati per il convegno sarà fornita ai diretti interessati entro il 10 dicembre 2020. Le relazioni, della durata massima di 25 minuti, potranno essere svolte in italiano, inglese, spagnolo, francese. Esse verranno successivamente pubblicate in un volume edito dalle Edizioni Carmelitane.

Responsabili scientifici:
P. Mario Alfarano O.Carm., Archivista Generale
Dott. Marco Papasidero

 

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Siamo molto felici di presentarvi la nuova pubblicazione del dottor Marco Papasidero, frutto del lavoro di ricerca che lo studioso ha svolto presso il nostro Archivio, grazie all’Assegno di ricerca intitolato alla memoria di p. Emanuele Boaga (1° edizione, 2017).
Il volume è pubblicato da Edizioni Carmelitane.

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Il volume ha per oggetto la figura del beato Luigi Rabatà, carmelitano vissuto nel Quattrocento e priore del convento di S. Michele a Randazzo, in Sicilia. Lo studio prende in esame gli atti dei due processi in partibus condotti a Randazzo nel 1533 e nel 1573, finalizzati a raccogliere le informazioni relative alla vita, alla fama di santità e ai miracoli verificatisi per intercessione del beato. Tra le fonti utilizzate nel volume, anche numerosi testi agiografici composti a partire dal Seicento e che fissarono la memoria di Luigi Rabatà nel corso dei secoli. Il libro ha l’obiettivo di condurre il lettore alla conoscenza di questa figura meno nota della storia dell’Ordine Carmelitano, fornendo un esame attento dei dati biografici, spirituali, cultuali e devozionali che emergono dalle deposizioni dei testimoni nei due processi e dalle altre fonti agiografiche e narrative nel corso dei secoli.

Marco Papasidero è laureato in Lettere moderne. Nel 2016 ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia delle forme culturali euromediterranee ed è stato poi titolare di un assegno di ricerca presso l’Archivio Generale dell’Ordine Carmelitano. Attualmente è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’educazione dell’Università di Torino. Le sue ricerche riguardano l’agiografia, il culto dei santi e delle reliquie, le pratiche devozionali e di guarigione nel cristianesimo.

Potete leggere la scheda editoriale completa al seguente indirizzo: http://carmelitani.com/prodotto/a-laudi-deu-luigi-rabata-tra-storia-memoria-pratiche-devozionali?fbclid=IwAR3OF8JRCFD6AMRDDymYbk0x2sIFOrwG1yFEZgz4LSaKQRprM2Kp4Ai_Gfg