Il giorno 27 novembre 2025 abbiamo accolto presso l’Archivio e la Biblioteca Generali i partecipanti al “Titus Brandsma Congress”, organizzato dai padri Fernando Millán Romeral, Giovanni Grosso, Michael Plattig e dalla postulatrice dell’Ordine carmelitano, dottoressa Giovanna Brizi. L’evento era incentrato su aspetti della vita, dell’attività e del pensiero del santo olandese Tito Brandsma (1881-1942), morto martire nel campo di concentramento di Dachau, dopo essere stato arrestato dalla Gestapo a causa della sua ferma opposizione al regime nazista.
P. Giovanni Grosso e l’archivista Simona Serci hanno guidato gli studiosi provenienti da tutto il mondo alla scoperta dei tesori del nostro patrimonio librario e documentario, tra cui alcune testimonianze del soggiorno romano del giovane Tito presso il Collegio Internazionale Sant’Alberto, oggi sede delle nostre istituzioni culturali. Per l’occasione la postulatrice ha mostrato agli studiosi la bolla di canonizzazione di san Tito, firmata da papa Francesco il 15 maggio 2022, e il registro firmato da centinaia di deportati nel campo di concentramento, che sostenevano l’apertura del processo di beatificazione del frate carmelitano olandese.
Nel nostro archivio conserviamo il carteggio tra p. Luigi Laghi, che fu priore generale dei carmelitani negli anni 1742-1756, e il sottopriore della Traspontina di Roma, p. Avertano Bevilacqua. Da questa corrispondenza si ricavano preziose e divertenti informazioni su ricette culinarie e medicamentose in voga nel XVIII secolo, di cui Laghi era particolarmente appassionato.
In una delle lettere, datata 12 febbraio 1758, Laghi scrive dal convento di Forlì, nella provincia di Romagna-Marche, e chiede a Bevilacqua di inviargli un cesto contenente ottanta o cento libbre (ossia 35-45 kg) di maccheroni, di quelli che si mangiano solitamente al convento della Traspontina, ma che siano «veramente di Napoli, e non di Roma!» [AGOC, II Roma (Tr.) 118.1.1., fasc. Bevilacqua, Corrispondenza ricevuta 1958].
All’epoca il termine “maccheroni” era utilizzato per definire genericamente la pasta secca di grano duro, senza riferimento a uno specifico formato (spaghetti, vermicelli, pasta corta, pasta cava etc…). Questo prodotto, diventato tipico della cucina mediterranea, ebbe grande successo nella Napoli dei Borbone e dalla capitale partenopea era esportato in tutta l’Italia preunitaria. Gli stessi napoletani erano chiamati “mangiamaccheroni”, appellativo poi esteso come stereotipo agli italiani immigrati all’estero. Nel Settecento le vie di Napoli pullulavano di trattorie e venditori ambulanti di pasta al pomodoro, che era consumata anche per strada, come cibo da asporto, e i produttori locali si riunivano in un’apposita corporazione di “vermicellari”, per tutelare i propri interessi economici.
La richiesta di padre Laghi riflette certamente la ghiottoneria dell’ex generale, già famoso per la sua passione per la cioccolata, ma testimonia anche il primato di Napoli nella produzione della pasta secca, soprattutto in termini di qualità.
La nona edizione dell’Assegno di ricerca intitolato alla memoria di p. Emanuele Boaga, indetto dall’Archivio generale dell’Ordine carmelitano, è stata vinta dal dottor Filippo Catanese, archivista paleografo e dottore di ricerca in Cultural Heritage Studies.
Filippo svolgerà un progetto di edizione critica intitolato: Le visite della Congregazione Mantovana dell’Ordine Carmelitano tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo, incentrato su due registri manoscritti conservati presso il nostro archivio, contenenti i resoconti delle visite effettuate dai priori generali Enrico Silvio (1599) e Girolamo Ari (1660) ai vari conventi della Congregazione Mantovana.
Questo lavoro di ricerca darà ulteriore luce a una delle più importanti riforme dell’Ordine carmelitano, permettendo di mappare le singole case e i frati che vi appartenevano e di conoscerne nel dettaglio l’organizzazione amministrativa, comunitaria e patrimoniale.
L’Archivio e la Biblioteca generali hanno due nuovi direttori: per l’Archivio padre Giovanni Grosso, ex preside dell’Institutum Carmelitanum e storico della Chiesa, che ha già ricoperto il ruolo di archivista generale nel 2014-2015; e per quanto riguarda la Biblioteca padre Max Agung, proveniente dall’Istituto Carmelitano Indonesiano, nel cui contesto si è dedicato alla ricerca e promozione della spiritualità del Carmelo.
Anche la carica di preside dell’Institutum è stata rinnovata, con la nomina di padre Boby Sebastian Tharakkunnel, specialista in diritto canonico e civile, il quale coordinerà e promuoverà le attività scientifiche per i prossimi sei anni.
Oggi vi vogliamo mostrare una particolarità di un nostro manoscritto della sezione Personae, un tempo appartenente alla Biblioteca della Traspontina e contenente il testo della Logica nostri carmelitae Ioannis Baptistae Bacconis antiqui doctoris celeberrimi.
Datato 1646-1647, questo volume porta la firma di fra’ Giovanni Abramo Peri, frate carmelitano e giovane studente del reale convento di Napoli, che lo aveva originariamente in uso. Nel dettaglio raffigurato alla carta 11r, un piccolo disegno riempitivo di sua mano: un agnello stilizzato, accompagnato da un cartiglio con la scritta «Ubi humilitas ibi sapientia» — “Dove c’è umiltà, lì c’è sapienza”.
In tutto il volume compaiono minuti disegni di ogni sorta, al fine di decorare spazi e pagine bianche.
Per il quarto anno consecutivo abbiamo completato un altro blocco di restauri dei sigilli provenienti dalla nostra collezione di pergamene. Come negli anni passati, il progetto è stato sostenuto grazie ai contributi dell’8xMille della CEI ed è stato eseguito dal dottor Luca Becchetti, custode dei sigilli dell’Archivio Apostolico Vaticano.
Vi mostriamo il prima e il dopo di un grande sigillo rotondo in cera naturale del re di Francia Francesco I (1515-1547), le cui condizioni, prima del restauro, erano pessime, con frammenti reincollati senza alcuna logica. Il sigillo, oggi nuovamente leggibile nonostante le parti deperdite, mostra sul recto l’effigie del sovrano assiso sul trono, coronato e con lo scettro, entro un padiglione a fiordalisi; sotto i suoi piedi, s’intravedono le sagome di due leoni. Sul verso si scorge traccia dello scudo di Francia.
Il privilegio a cui appartiene (II Extra/1527.1) è datato Saint Denis, 7 luglio 1527: si tratta di una lettera regia con cui il re di Francia scrive al priore generale Niccolò Audet, ponendo fine alla diatriba tra costui e Stephane Jovency, priore della provincia di Narbona. Quando l’8 maggio 1524, durante il Capitolo di Venezia, Audet era stato eletto generale, Jovency ne aveva disconosciuto l’autorità, causando una frattura nell’Ordine carmelitano. Una settimana dopo l’elezione contestata, il priore di Narbona aveva indetto un anti-capitolo a Montpellier, dal quale era uscito priore generale. Probabilmente a quel capitolo parteciparono solo le province della Francia meridionale, ma lo scontro tra esse e il resto dell’Ordine fu tale da causare uno scisma a suon di scomuniche. Infatti Audet aveva portato la questione davanti a papa Clemente VII, ottenendo una bolla con cui si intimava ai francesi di tornare sotto la giurisdizione della curia carmelitana di Roma. A sua volta Jovency aveva fatto appello al re di Francia, nel tentativo di far sospendere la decisione papale, ma il Consiglio reale decise in favore di Audet, il quale governò dal 1524 al 1562, distinguendosi come straordinario riformatore. Il suo generalato fu il secondo più lungo della storia dell’Ordine, dopo quello di Giovanni Grossi (1411-1430).
I primi manoscritti dell’AGOC su Manus Online (MOL)
Dopo la recente adesione dell’Archivio e della Biblioteca generali dell’Ordine Carmelitano al progetto Manus Online (MOL), finalizzato alla tutela, catalogazione e studio dei manoscritti prodotti dal Medioevo all’età contemporanea, abbiamo iniziato a inserire, all’interno della piattaforma, i primi esemplari appartenenti al fondo Personae del nostro Archivio. Si tratta di una collezione di manoscritti databili tra il XIV e il XIX secolo, contenenti testi di argomento teologico, filosofico o destinati alla predicazione, redatti o copiati da autori carmelitani.
Attualmente nel database sono presenti circa 40 schede analitiche redatte dalla nostra collaboratrice Flavia Di Giampaolo: la descrizione dei manoscritti, basata su un protocollo standard, prevede una prima parte relativa alle caratteristiche materiali del manufatto e una seconda dedicata all’elenco dettagliato dei contenuti.
La banca dati così strutturata permette una analisi approfondita e calibrata di ogni manoscritto, mediante l’inserimento di informazioni, più o meno analitiche, all’interno di stringhe prestabilite.
Siamo lieti che il lavoro stia procedendo a pieno ritmo e ci teniamo a ribadire l’importanza dell’adesione a MOL per diffondere la conoscenza dell’Ordine carmelitano e per rendere accessibile a un’utenza sempre più ampia una parte rilevante del patrimonio più antico della nostra comunità religiosa.
Giornate di valorizzazione del Patrimonio culturale ecclesiastico 2025
Nella settimana 10-18 maggio 2025 in tutta Italia si terranno le ormai consuete iniziative volte a valorizzare il patrimonio artistico e culturale degli istituti ecclesiastici, quest’anno rese ancora più speciali perché si svolgeranno durante l’Anno Giubilare.
Per l’occasione anche l’Archivio e la Biblioteca generali dell’Ordine carmelitano apriranno le loro porte ai visitatori, nella giornata di martedì 13 maggio 2025, dalle ore 17:00 alle ore 19:00, per mostrare il materiale documentario e librario più antico qui conservato.
In particolare, saranno esposti al pubblico e presentati alcuni manoscritti e documenti medievali più significativi per la storia dell’Ordine e alcuni incunaboli e cinquecentine facenti parte del fondo antico della Biblioteca, legati a personalità di spicco dei Carmelitani.
Restauro dei volumi liturgici della Biblioteca generale carmelitana
Dallo scorso anno, grazie ai contributi dell’8xMille della Conferenza Episcopale Italiana destinati ad Archivi e Biblioteche ecclesiastiche, la nostra Biblioteca ha potuto commissionare un importante progetto di restauro dei volumi appartenenti al fondo liturgico ivi conservato.
Il restauratore Alessandro De Cupis ha infatti riportato all’antica bellezza quattro dei circa trenta volumi liturgici, tra antifonari, corali e graduali, databili tra il XVI e il XVIII secolo, che si caratterizzano per le loro dimensioni atlantiche, per la presenza di preziose miniature e per il fatto di essere interamente manoscritti, quindi, di grande valore storico e culturale per il nostro patrimonio librario.
Alessandro De Cupis sta attualmente proseguendo l’attività di restauro di altri sette volumi e ci auguriamo che possa continuare anche in futuro, completando l’intero fondo, così da incentivare lo studio e la valorizzazione di questi importanti esemplari da parte di esperti del settore.
L’Archivio e la Biblioteca Generali dell’Ordine Carmelitano hanno aderito, in qualità di istituti ecclesiastici italiani, al progetto Manus Online (MOL), coordinato dall’ICCU e finalizzato alla tutela, catalogazione e studio dei manoscritti prodotti dal Medioevo all’età contemporanea.
L’obiettivo è quello di inserire, all’interno del database, le descrizioni codicologiche di circa 200 manoscritti librari appartenenti alle Sezioni Personae e Varia dell’Archivio Generale dell’Ordine Carmelitano (AGOC). Si tratta di due collezioni che custodiscono esemplari databili tra il XIV e il XIX secolo, contenenti testi di argomento teologico, filosofico e spirituale, ma anche destinati alla predicazione, redatti o copiati da autori carmelitani (Personae) oppure da scrittori non direttamente collegati alla realtà religiosa del Carmelo (Varia). Tali volumi, attraverso varie vicende storiche, confluirono nella biblioteca che faceva da supporto allo Studium generale della Traspontina di Roma.
L’attività di catalogazione si inserisce all’interno del più ampio programma di valorizzazione del patrimonio documentario e librario dell’Archivio e della Biblioteca Generali, finalizzato in primo luogo a diffondere la conoscenza dell’Ordine carmelitano, nonché a preservarne l’integrità storico-culturale.
L’adesione a MOL contribuirà, pertanto, a rendere accessibile a un pubblico più vasto una parte rilevante del patrimonio più antico della nostra comunità religiosa.
La canonizzazione di san Carlo Borromeo raccontata da un’edizione seicentesca
La Biblioteca Generale Carmelitana conserva un piccolo volume a stampa del 1610, contenente una relazione sommaria della vita e dei miracoli di san Carlo Borromeo e della sua canonizzazione, avvenuta a Roma il 1° novembre di quello stesso anno, durante il pontificato di Paolo V Borghese.
Si tratta, quindi, di una delle primissime edizioni che raccontano, con minuzia dei particolari, non solo il processo di canonizzazione di san Carlo, ma anche i dettagli riguardanti i ricchi e maestosi ornamenti della cerimonia.
Sul frontespizio è presente un’immagine calcografica raffigurante san Carlo secondo l’iconografia tradizionale, in meditazione davanti al crocefisso, in abiti cardinalizi e con i consueti tratti del volto che lo rendono immediatamente riconoscibile, come il caratteristico naso pronunciato.
Talvolta in convento accadevano eventi divertenti ma incresciosi, che ci sono stati tramandati dai documenti conservati nel nostro archivio.
Era il mese di marzo dell’anno 1637 e il priore generale dei carmelitani Teodoro Straccio scriveva al priore del convento di Massalombarda, località non lontana da Ravenna, per risolvere una questione imbarazzante. Erano giunte fino a Roma le vivaci lamentele del signor Giacomo Bertachi, circa il comportamento irriverente di un certo fra’ Pietro Maria, questuante appartenente al suddetto convento carmelitano. Infatti nella prima domenica di Quaresima (il 1° marzo 1637) fra’ Pietro, giocando insieme ad alcuni suoi compagni dopo una bella nevicata, aveva tirato una palla di neve in testa al signor Bertachi, che passava di là, non si sa se per scherzo o per collera.
Poiché il Bertachi chiedeva insistentemente di redarguire e punire fra’ Pietro per la sua condotta inopportuna, il generale Straccio si vide costretto a disporre che il frate fosse messo in una cella di isolamento per alcuni giorni, così da placare l’indignazione del laico [AGOC, II C.O. 1(24), fasc. 4, p. 163].
L’esuberante fra’ Pietro cominciò così la sua Quaresima, con una burla costata cara…
Come ogni anno, l’Archivio Generale dell’Ordine Carmelitano ha indetto una selezione per il conferimento di un assegno di ricerca, intitolato alla memoria di p. Emanuele Boaga, che fu archivista generale dell’Ordine per circa trent’anni. I progetti devono essere incentrati su ricerche storiche, religiose, filologiche o archivistiche, partendo dall’analisi del patrimonio documentario conservato nel nostro Archivio. L’obiettivo è quello di produrre un elaborato scientifico sulla base degli studi effettuati (articolo, monografia, edizione di fonti, inventariazione ecc.), di cui si valuterà la pubblicazione con Edizioni Carmelitane. La scadenza per l’invio delle candidature è prevista per il 31 luglio 2025.
Per ulteriori approfondimenti si rimanda al bando:
Da alcuni anni, grazie ai contributi dell’8xMille della Conferenza Episcopale Italiana destinati ad Archivi e Biblioteche ecclesiastiche, il nostro archivio ha potuto programmare e commissionare alcuni interessantissimi progetti di restauro dei sigilli conservati nella Sezione Diplomatica.
Infatti, tra il 2023 e il 2024 il dottor Luca Becchetti, Conservatore dei Sigilli dell’Archivio Vaticano e Responsabile del laboratorio di restauro Sphragis, ha riportato all’antica bellezza un totale di 87 sigilli in cera, 50 ancora attaccati alle originarie pergamene e 37 staccati, caduti da privilegi vescovili e bolle pontificie a causa dell’usura del tempo oppure da essi recisi in conseguenza della vecchia abitudine, non più accettabile secondo le moderne tecniche di conservazione, di custodirli separatamente dai documenti membranacei di provenienza.
La nostra speranza è di poter proseguire in questa attività anche in futuro, completando così l’opera di restauro e studio dei restanti sigilli pendenti in cera e piombo della nostra preziosa collezione.
Siamo lieti di informarvi che l’attività di catalogazione del patrimonio librario della Biblioteca Generale Carmelitana sta procedendo a pieno ritmo e ha condotto, attualmente, all’inserimento di 1.115 record bibliografici (tra volumi antichi, moderni e nuove acquisizioni), all’interno del portale degli istituti culturali ecclesiastici BeWeb, in collegamento con il più ampio sistema di catalogazione nazionale Opac SBN. Questo risultato rappresenta per il nostro istituto un dato senza dubbio incoraggiante e dimostra l’importanza della catalogazione quale attività principale per la diffusione e la conoscenza delle collezioni librarie della Biblioteca, che consente, inoltre, di effettuare anche un controllo sulle stesse. Consapevoli del vasto lavoro che ci aspetta e prevedendo una conclusione dell’attività in tempi dilatati, stiamo dando priorità a quelle che pensiamo possano essere le esigenze di studio e di ricerca della nostra comunità da un lato e degli utenti esterni dall’altro. Infatti, in questo momento, abbiamo avviato, parallelamente, anche la catalogazione dei periodici, con un costante aggiornamento del posseduto.
Siamo lieti di annunciarvi che l’Archivio generale ha avviato la pubblicazione del proprio patrimonio su BeWeB, il portale degli istituti culturali ecclesiastici, nel quale sono già reperibili le informazioni relative alle sezioni, serie e sottoserie in cui si articola il nostro fondo principale, cioè il “Fondo Curia generalizia”.
Nella homepage di BeWeB, selezionando la categoria “Beni archivistici” e inserendo nell’apposita stringa di ricerca il nome dell’ente conservatore (Archivio generale dell’Ordine carmelitano), è possibile accedere alla descrizione della documentazione cliccando sull’icona “Fondo Curia generalizia dell’Ordine carmelitano”. Nella pagina specifica che si aprirà, sarà possibile esplorare il complesso documentario. In particolare, si potranno trovare notizie relative al soggetto produttore, al soggetto conservatore, all’articolazione in sezioni, serie e sottoserie, alle consistenze e agli estremi cronologici della documentazione conservata, agli strumenti di ricerca già esistenti e alle modalità di accesso all’archivio. Piano piano aggiungeremo descrizioni sempre più analitiche.
Siamo molto felici di questa opportunità di pubblicazione in rete e ci teniamo a sottolinearne l’importanza, perché il progetto BeWeB, cui aderisce anche la nostra Biblioteca generale carmelitana, consente agli istituti culturali ecclesiastici di condividere la propria ricchezza tra loro e con un’utenza molto vasta. Infatti all’interno di un unico portale i ricercatori possono navigare alla scoperta di un patrimonio culturale sterminato, trasversale (non solo archivistico e librario, ma anche storico-artistico e architettonico), geograficamente disseminato in tutta Italia e non sempre di immediato accesso.
I frammenti pergamenacei riutilizzati nei documenti e nei libri dell’Archivio e della Biblioteca generali dell’Ordine carmelitano
Durante l’attività di catalogazione del fondo antico della Biblioteca generale carmelitana, che è tuttora in corso, ci siamo accorti che per alcuni di questi volumi sono stati utilizzati frammenti pergamenacei di manoscritti medievali come rinforzo per le legature, soprattutto in prossimità dei dorsi. Vista la sempre più ampia attenzione che la letteratura scientifica sta dimostrando riguardo al reimpiego di lacerti librari e documentari nelle legature di libri antichi e protocolli notarili, abbiamo pensato di avviare un censimento e un’analisi di questo ricco materiale, coinvolgendo anche i documenti conservati presso l’Archivio generale.
Qui in basso vi mostriamo un esempio di reimpiego di un frammento pergamenaceo, proveniente da un manoscritto gotico (attribuibile, con ogni probabilità, al XIV secolo), contenente un testo religioso non identificato e riutilizzato per l’indorsatura di un volume di Sermoni, quest’ultimo stampato a Lione nel 1557.
Avvisi
Chiusura natalizia
I nostri istituti chiuderanno per le festività di Natale nei seguenti giorni:
Archivio generale:
da giovedì 19 dicembre 2024 a lunedì 6 gennaio 2025 (riaprirà martedì 7)
Biblioteca generale carmelitana:
da lunedì 23 dicembre 2024 a lunedì 6 gennaio 2025 (riaprirà martedì 7).
Cogliamo l’occasione per augurarvi un sereno Natale!
Filippo Lippi, Adorazione del Bambino di Palazzo Medici, 1459
Michele è un archivista free-lance che collabora col nostro Archivio ormai da diversi anni. Ha recentemente ultimato il progetto di riordinamento e inventariazione della Sezione Confraternite: perciò abbiamo pensato di intervistarlo e far conoscere il suo lavoro.
Michele, puoi descriverci brevemente in cosa consiste la Sezione Confraternite?
La sezione Confraternite si compone di 17 buste e 19 registri e volumi. La documentazione copre un arco cronologico che va dal XVI al XX secolo e conserva prevalentemente gli atti relativi all’erezione delle confraternite carmelitane di tutto il mondo.
Lo scopo delle confraternite è di favorire la devozione allo Scapolare ed eventualmente solennizzare, a livello locale, la festa della Madonna del Carmine.
Secondo la tradizione, il rito di imposizione dello scapolare si diffuse in seguito all’apparizione della Vergine a san Simone Stock, priore generale dell’Ordine, che sarebbe avvenuta il 16 luglio 1251. In tale occasione, fu rivelato che chi avesse indossato l’abitino con devozione, sarebbe andato in Paradiso il sabato successivo alla sua morte (il cosiddetto “privilegio sabatino”).
Il bisogno di raccogliere la documentazione relativa alle confraternite nacque quando papa Clemente VIII, con la bolla Quaecumque del 7 dicembre 1604, dispose che le piccole confraternite sparse per il mondo si aggregassero alle arciconfraternite romane, conferendo ai superiori generali e ai vescovi la possibilità di erezione di nuovi sodalizi. Per i carmelitani, le arciconfraternite furono quelle di Santa Maria in Traspontina, di San Martino ai Monti e di San Crisogono.
Per l’erezione di una nuova confraternita, il parroco o la comunità interessata dovevano – e devono tuttora – trasmettere al priore generale oppure al priore provinciale di competenza una supplica o un memoriale, con allegato il consenso del vescovo locale. Verificata la correttezza dei documenti e della procedura, l’Ordine provvede alla spedizione del decreto di erezione agli interessati, registrando tale atto nel registro generale.
Le confraternite possono essere istituite anche per decreto vescovile. Purtroppo, per questo tipo di confraternite, non c’è traccia in Archivio generale, in quanto la Curia diocesana non è tenuta a trasmettere documentazione alcuna alla Curia generalizia dell’Ordine.
In Italia e in Europa le confraternite patirono per le disastrose soppressioni del Settecento e dell’Ottocento. Durante il Novecento ci furono molti tentativi per cercare di dare nuova linfa alla devozione dello scapolare; sembrerebbe che finalmente, con la riscoperta del ruolo del laicato seguita al Concilio Vaticano II, si sia in parte recuperata la dimensione associativa dei secoli passati.
È possibile avere un’idea del numero di confraternite?
Nell’Archivio generale, o nella Sezione Confraternite o nel Commune Ordinis, mi è stato possibile reperire informazioni su oltre 5.500 confraternite. I documenti più antichi riguardano prevalentemente l’Italia e gli altri paesi europei, ma con l’impulso missionario otto-novecentesco, la devozione allo Scapolare ha raggiunto anche i luoghi più remoti della Terra.
Durante la redazione dell’inventario quali soluzioni metodologiche e quali problematiche hai dovuto affrontare?
Nel mio lavoro ho proceduto a tappe: sono partito, infatti, dalla realizzazione di un elenco di consistenza, per rendermi conto del materiale su cui, poi, sarei andato a lavorare più nel dettaglio. Successivamente ho impostato delle tabelle con le quali ho realizzato un inventario sommario, individuando il luogo e l’anno di erezione di ciascuna confraternita. Infine sono passato alla regestazione dettagliata di ciascun documento, carta per carta, fornendo così uno strumento che permette di ricercare informazioni su date, luoghi e persone.
Per ovviare alla mancanza di documentazione per tutto il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, ho ritenuto opportuno procedere allo spoglio dei registri dei priori generali, in cui sono sinteticamente annotate le date di erezione delle confraternite: questo mi ha permesso di ricostruire il numero, la collocazione geografica e cronologica anche di confraternite di cui non si sono conservate le singole richieste di erezione o altra documentazione specifica.
Forse l’unica difficoltà che ho dovuto affrontare è stata la non conoscenza di alcune lingue (come il francese e l’olandese), per cui mi sono dovuto avvalere del supporto di amici e colleghi.
Puoi raccontarci qualche curiosità che hai rilevato nel corso del tuo lavoro?
Tra le prime cose che mi vengono in mente, penso ad una lettera del parroco di Upytė (frazione di Panevėžys, in Lituania), che esattamente 100 anni fa, il 3 luglio 1924, scriveva a Roma per l’erezione della confraternita: purtroppo non si era potuto fare prima, perché sotto il dominio zarista, cessato da pochi anni, erano vietate tutte le confraternite e congregazioni ed i vescovi avevano solo la facoltà, concessa loro dalla Sede Apostolica, di ascrivere i fedeli a tutte le confraternite, senza l’onere della tenuta dei registri degli ascritti.
Penso anche agli stravolgimenti seguiti alla Seconda Guerra Mondiale che hanno portato alla migrazione forzata di interi popoli: mi riferisco a documenti scritti da parroci polacchi in territori dell’attuale Ucraina o da tedeschi nell’attuale Polonia oppure da preti dalmati che si esprimevano in italiano.
Hanno attirato la mia attenzione in special modo i documenti provenienti da territori lontanissimi: ad esempio, nel 1900 furono erette alcune confraternite in Nuova Caledonia e nel 1927 una confraternita nell’attuale Wuhan, in Cina.
Molto interessanti sono anche numerosi assensi firmati da vescovi poi divenuti beati o santi, come il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, arcivescovo di Milano, o Albino Luciani, vescovo di Vittorio Veneto, poi patriarca di Venezia ed infine papa col nome di Giovanni Paolo I.
Talvolta in convento accadevano eventi divertenti ma incresciosi, che ci sono stati tramandati dai documenti conservati nel nostro archivio.
Il 16 luglio 1639 il priore generale Teodoro Straccio inviava una lettera al padre maestro Francesco Cristofori, priore di Senigallia, esortandolo a risanare una contrasto tra il sacrista del convento, suo confratello, e un gentiluomo della città.
Così scriveva il generale Straccio: “Il signor Annibale Baldassino mi scrive che, stando una sera con suo servitore e con altri cantando sotto la finestra di cotesto padre sagristano, il detto padre li gettò un gran catino d’acqua adosso e, perché il servitore si duolse, dicendo che insolenza era quella, il padre gli tirò un mezzo mattone, con pericolo d’ucciderlo s’il coglieva nella testa. È stato supposto al detto signor Annibale ch’il padre sagristano fece quell’insolenza per comandamento della Paternità Vostra, ma però esso no’l crede. Comonque sia, ella faccia ch’il suddetto padre sagristano dia sodisfattione al detto signore, che così conviene, altrimente il levarò da cotesto convento, né permetta la Paternità Vostra che i suoi religiosi compiano simili insolenze.” [AGOC, II C.O. 1(24), fasc. 8, p. 93]
Non sappiamo come si sia risolta la questione, ma una cosa è certa: per meritarsi la secchiata d’acqua e il mezzo mattone, alla combricola dei cantori doveva proprio mancare l’orecchio musicale!
Disegno di Emanuele Boaga, tratto da: Storielle stracciate, aneddoti curiosi sui religiosi del Seicento dalle lettere di Teodoro Straccio, priore generale dei carmelitani, raccolti e illustrati a cura di JSEB, Roma 1980.
In occasione dell’evento nazionale Archivissima 2024 – Il Festival e la Notte degli Archivi, quest’anno dedicato al tema #Passioni, venerdì 7 giugno 2024 presso il Centro Internazionale Sant’Alberto (Roma), si è svolta la tavola rotonda intitolata: «Aut pati aut mori». La simbologia del cuore nell’iconografia femminile carmelitana.
Mario Alfarano, archivista e bibliotecario generale, ha dialogato con lo storico dell’arte Ruggiero Doronzo e il teologo Charlo Camilleri, sviscerando i significati spirituali e culturali dell’immagine del cuore nella vita e nell’immaginario di alcune mistiche carmelitane dell’età moderna, da santa Teresa d’Avila a santa Maddalena de’ Pazzi, fino alla venerabile pugliese Rosa Maria Serio.
Ci fa piacere condividere con voi alcuni scatti della serata.
Assegno di ricerca intitolato alla memoria di p. Emanuele Boaga 2024
Ricordiamo che la scadenza per la presentazione delle candidature al Bando di ricerca indetto dall’Archivio Generale dei carmelitani (2024, VIII edizione) è fissata improrogabilmente per il giorno 31 luglio 2024. Il plico contenente la domanda di partecipazione e il progetto può essere recapitato tramite posta raccomandata o pec oppure consegnato a mano presso l’Archivio.
Dal 6 al 9 giugno si svolgeranno in tutta Italia le iniziative culturali dell’evento Archivissima 2024 – Il Festival e la Notte degli Archivi, dedicato al tema #Passioni. Per tale occasione l’Archivio e la Biblioteca generali dei carmelitani hanno organizzato una tavola rotonda dal titolo: «Aut pati aut mori». La simbologia del cuore nell’iconografia femminile carmelitana.
Insieme a Ruggiero Doronzo, storico dell’arte, e a Charlo Camilleri, teologo spirituale, dialogheremo sulla simbologia del cuore nella mistica carmelitana femminile dell’età moderna (secc. XVI-XVIII), a partire dalla sua rappresentazione nelle incisioni calcografiche custodite presso l’Archivio Generale dell’Ordine Carmelitano, con speciale riferimento alle figure di santa Teresa d’Avila, di santa Maria Maddalena De’ Pazzi e della venerabile Rosa Maria Serio.
L’evento si svolgerà il 7 giugno 2024, alle ore 18:30, presso il Centro Internazionale Sant’Alberto, in via Sforza Pallavicini 10, Roma.
In occasione delle Giornate di Valorizzazione del Patrimonio culturale ecclesiastico, lo scorso 14 maggio 2024, presso la Biblioteca Generale Carmelitana, sono stati esposti al pubblico gli incunaboli facenti parte del fondo antico della stessa Biblioteca.
Col termine incunaboli – ovvero in culla – ci si riferisce ai libri stampati con la tecnica dei caratteri mobili nella seconda metà del XV secolo: a causa dell’antichità e rarità di questa tipologia di libri, il ritrovamento e la conservazione delle quattrocentine può essere considerato un evento davvero importante. Per tale ragione la collezione della Biblioteca Carmelitana rappresenta una grande ricchezza materiale e culturale, da valorizzare e far conoscere.
Durante la serata del 14 maggio la dottoressa Rosa Parlavecchia ha illustrato alcuni esemplari particolarmente interessanti, ripercorrendo la storia del libro antico e dell’origine della stampa, alla presenza di visitatori attenti e incuriositi.
Ci fa piacere condividere con voi alcuni scatti della serata.
Nella Collezione iconografica dell’Archivio generale dell’Ordine carmelitano si conserva una copia di un disegno caricaturale raffigurante il frate carmelitano Angelo Paoli (1642-1720), il quale fu immortalato davanti al portone del convento romano di San Martino ai Monti, dove era solito distribuire pane ed elemosine ai poveri di Roma. Il Paoli, beatificato nel 2010, era noto per il suo impegno nel sociale, in particolare nell’assistenza agli indigenti e ai malati.
La caricatura, il cui originale è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, all’interno del Codice Ottoboniano Latino 3113, fu eseguita a inchiostro da Pietro Leone Ghezzi (1674-1755), famoso pittore e caricaturista romano, che ritrasse numerosi personaggi pittoreschi della Roma barocca, trasmettendocene una memoria visiva.