Una curiosità dell’Archivio

In occasione del Congresso Internazionale del Terz’Ordine Carmelitano, che si svolse a Fatima nel 1950 per celebrare il settimo centenario dello Scapolare, il famoso ciclista italiano Gino Bartali, vincitore di tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1946) e di due Tour de France (1938, 1948), inviò ai partecipanti una propria fotografia con firma autografa, ancora oggi conservata presso l’Archivio Generale dei Carmelitani, sulla quale si legge: “Al Congresso Internazionale Carmelitano con sinceri auguri. Gino Bartali, 12.2.50”.

Anche Gino Bartali indossava lo scapolare del Carmine, essendo un terziario scalzo, e frequentava il Movimento “La Famiglia” della Castellina (Firenze).

Dai depositi librari della Biblioteca Generale Carmelitana, è di recente venuto alla luce un elegante incunabolo stampato a Brescia il 13 settembre 1495, presso il tipografo e librario Bernardino Misinta, attivo dal 1490 al 1509, tra Lombardia e Veneto.

Il volume contiene la traduzione latina, effettuata dal veneziano Girolamo Donati (1456-1511), dell’opera De anima del filosofo greco e commentatore aristotelico Alessandro di Afrodisia (secc. II-III).

L’incunabolo – dal latino incunabulum, ovvero in culla, per indicare i primi libri stampati entro il XV secolo –, non mostra ancora il tipico frontespizio che subentrerà solo a partire dal 1500 in poi, ma una carta d’incipit del tutto similare a quelle presenti nei coevi codici manoscritti, con iniziale incipitaria rubricata, di modulo maggiore, su sfondo floreale, eseguita con tecnica xilografica [foto 1]. A corredo del testo è visibile, inoltre, un fregio vegetale, inserito manualmente, che si dipana su tre lati della pagina, ad eccezione del margine inferiore, dove si distinguono tre timbri, tra cui quello della Biblioteca Carmelitana [foto 1]

Come di consueto per i primi libri a stampa, il carattere tipografico utilizzato (il cosiddetto “carattere romano”) riproduce le sembianze della scrittura umanistica adoperata nei codici quattrocenteschi.

L’influsso dei libri manoscritti è visibile anche all’interno del volume, ove sono presenti spazi bianchi riservati alla decorazione, accompagnati da “letterine guida”, in corrispondenza delle iniziali maggiori di testo, che dovevano essere stampate in un secondo momento rispetto al testo [foto 2].

Sull’ultima pagina dell’esemplare è presente il colophon, dove vengono riportati i dati relativi alla stampa, come il nome del tipografo, la data e il luogo [foto 3].

Infine, poiché all’epoca i libri erano conservati in orizzontale, sul taglio inferiore erano aggiunti a mano il nome dell’autore e il titolo dell’opera [foto 4].

Foto 1

Foto 2

Foto 3

Foto 4